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Blue Whale #f57, una visione trasversale sulla vicenda



La vicenda "Blue Whale", esplosa dopo il servizio delle "Iene", sarebbe (uso il condizionale perchè attualmente non esistono prove certe) un macabro gioco, dove un adolescente volontario chiede di essere contattato da un curatore/manipolatore e successivamente, dopo aver superato alcune "prove", l'adolescente manipolato deve superare l'ultima prova, ovvero suicidarsi.
Il "Giornale" ci spiega così cosa sarebbe questo “gioco”:
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Il suo nome è Blue Whale, letteralmente balenottera azzurra, e attualmente è oggetto di indagini da parte della polizia russa. Il gioco, infatti, invita i partecipanti ad affrontare una serie di (assurde) prove. Ad esempio, guardare film dell’orrore per un giorno intero, incidersi sul corpo una balenza azzurra (Blue Whale appunto, ndr), svegliarsi alle 4.20 del mattino, il tutto per 50 giorni. L’ultimo giorno il gioco prevede una provocazione mortale: trovare l’edificio più alto della città in cui si abita e saltare giù. Così gli ideatori di questa terribile moda invitano i partecipanti a togliersi la vita. I ragazzi che si sono lasciati trasportare in questo vortice di orrore, prima di farla finita, lo dichiarano sui social con frasi piuttosto enigmatiche: “Questo mondo non è per noi” oppure “Siamo figli di una generazione morta”.
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La faccenda, vista in questa prospettiva fa rabbrividire, pensare che esistano dinamiche così perverse che possano portare dei ragazzini al suicidio, è inquietante, tanto più se si è genitori come nel mio caso. Pertanto ho ritenuto doveroso verificare.

La famosa intervista a Philipp Budeikin, l'unico implicato nella vicenda ad essere stato arrestato, dove il ragazzo assolutamente non mostra nessun segnale di pentimento, in realtà sarebbe di dominio pubblico già dal lontano Novembre del 2016. Qui il link alla pagina originale (potete tradurla con Google traduttore copiaincollando il link, oppure, se usate Google Chrome, all'apertura della pagina vi chiederà se volete tradurla).Inoltre ci sono da fare alcune considerazioni.


Come suggerito dal sito "bufale un tanto al chilo" ,i primi a parlarne a maggio 2016 sono i redattori della Novaya Gazeta russa, quasi un anno fa.Il tutto nasce da VKontakte, il più famoso social network Russo, dove esistono parecchi gruppi chiusi o segreti dove, giovani e meno giovani, depressi e aspiranti suicidi si incontrano per condividere le loro emozioni. Il fatto è che lo stesso tipo di gruppi sono presenti in tutti i social, in tutte le parti del mondo. Anche Facebook ne ospita parecchi, quindi, per quanto possa essere triste la cosa, non vedo un'eccezione a quella che purtroppo è una normalità, pur non dovendo esserla.

Attualmente il gruppo originale è stato chiuso, pertanto è difficile riuscire a fornire prove di un reale collegamento tra Blue Whale e i suicidi raccontati da Novaya. Nel frattempo, l'unica reazione che l'articolo ha sortito, oltre all' indignazione e alla preoccupazione di molti, è la nascita di parecchi altri gruppi ispirati per emulazione, marketing, visibilità, al gruppo originario "Blue Whale".

Concludendo, io credo che il problema reale e tangibile, ampiamente documentato sia non tanto la realtà di un gioco macabro che porterebbe al suicidio deboli adolescenti, ma il fatto che in Russia, Blue Whale o no, 
si suicidano 1700 ragazzi tra i 15 e i 19 anni di età ogni anno. Un fenomeno devastante e reale da parecchio, troppo tempo ormai.
Credo che bisognerebbe focalizzarsi più sulle ragioni per cui questi giovani cercano la morte nel suicidio, piuttosto che rincorrere una fantomatica associazione criminale di malati mentali. 
Inoltre, il grosso pericolo che si corre nel diffondere racconti di gruppi segreti che attuano riti propiziatori molto particolari, facendo leva anche sulle superstizioni delle persone (basti pensare all'orario scelto per le prove, le 4.20 del mattino, al fatto ti incidersi una balena sul braccio fornendo prova fotografica al proprio "curatore" ecc), è che, oltre a favorire fenomeni di emulazione, possano attirare giovani menti malate verso un morboso ed invitante iter che li porterà alla morte. 
Il tutto senza far luce sul vero problema, ossia la tristezza, la depressione e la rassegnazione che moltissimi giovani vivono quotidianamente, in ogni parte del pianeta o quasi.

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